Thursday, March 1, 2012

Your current location is temporaryly unavailable

Amici miei, e’ probabile che questo sia l’ultimo post di questa mia avventura.
Viaggio da quasi 2 mesi e...ed e’ probabile che torni in Europa tra poco. Insomma, vi chiedo un po di pazienza,l’articolo stavolta e’ lungo.:-) In ogni caso,posto che una immagine vale piu’ di mille parole ( sara’ forse sempre vero? ) mi ritrovo a scrivere ispirato solo dalle seguenti:
- Location
- Willy il Coyote
- Poverta’
- Scolpiti nella roccia.

Location:
“Your current location is temporaryly unavailable”. Almeno e’ quello che mi dice android quando voglio vedere sulla mappa dove mi trovo. Io lo cambierei con “is permanently unavailable” :-(. Da Salta ci siamo diretti a nord, a Purmamarca,per poi spostarci ad Humahuaca, Iruya e La Quiaca, al confine Argentino-Boliviano.
Lasci Salta e lasci il mondo moderno.Le case sono di fango e paglia.Le strade, tutte quante sterrate.Inutile chiedersi cosa accada quando piove.Spesso le partenze,gli arrivi,addirittura le destinazioni (lasciamo stare gli orari ovviamente )subiscono pesanti variazioni perche’ “lleva dos dias lloviendo...hay que tomar otra ruta”.


Piove, il tempo e’ brutto,la strada che ti porta da qui a li’ e’ impraticabile.Quindi? Quindi puoi partire tra 2 giorni (se smette di piovere)o puoi chiedere all’altra compagnia che forse fa una strada diversa (se non e’ impraticabile anche quella causa pioggia.)
La polvere. Non puoi considerare la polvere un problema da queste parti. Meglio considerarla una virtu’,almeno quando metti le mani in tasca e trovi polvere sei contento, ti senti piu’ virtuoso.La polvere e’ dappertutto.Respiri polvere, mangi polvere.
L’ha detta lunga l’espressione sorpresa della tipa dell’ostello quando Vito gli ha chiesto se avevano internet. Non e’ riuscita neanche a pronunciare la parola. “In-ter-...que??”. Non scherzo. La tipa si e’ messa a ridere, come dire ma sei pazzo? Internet? Hahahah.
Va bo...pensi...mi connetto dal telefono...almeno posso rispondere alle email.... magari brevemente, due righe.Ma quannumai!!! Se vabe’, “mi connetto dal telefono” booom! Un po hai copertura...un po no... (Ovviamente da una citta’ all’altra il telefono non funziona MAI) se provi a telefonare, un po si sente e un po no. Pero’ e’ coerente che quando parli al tel tutt’ad un tratto senti FSKSHRFFFFSKSHRFFFFSKSHRFFF. Suoni che si abbinano alla polvere diciamo.
Ok,hai rete. Provi a mandare una email veloce ai tuoi tanto per dire “Ehi guardate che e’ tutto ok” e proprio quando hai quasi finito eccolo li il messaggio, quasi ti mancava: “NETWORK NOT AVAILABLE”. E basta!!!! Che palle!!!!! Voglio mandare solo una email, due righe!! No,no amico mio,le cose non sono cosi’ semplici da queste parti,ricordati che “Your current location is temporaryly unavailable”.
Purmamarca, Humahuaca,Iruya.Le ultime citta’ argentine a nord, provincia di Jujuy. I nomi ricordano i lontani popoli indios,le cui civilta’ non esistono piu’ ma continuano a vivere nei visi indigeni di questa gente.
E poi ci sono storie strane,come quella di Humahuaca. Per decadi l’unica fonte di sostentamento di questo piccolo villaggio e’ stato (a parte un’attivita’ agricola quasi insignificante ) il passaggio del treno due o tre volte alla settimana. La gente viveva di questo. Il treno fermava alla stazione di Humahuaca per 30-40 minuti e la gente del luogo vendeva tutto quello che riusciva a vendere, empanadas di carne o pollo,qualche bibita e poco piu’.Quando,sotto il governo di Carlos Menem il sistema ferroviario argentino crollo’ (perche’ venduto, anzi svenduto a compagnie private)il santo santissimo treno smise funzionare e di fermarsi ad Humahuaca. L’unica fonte di sostentamento del pueblo spariva, la gente moriva di fame e fuggi’ quindi dal villaggio che si trasformo’ in un pueblo fantasma. Uno dei tanti d’altronde nati dopo la scomparsa delle ferrovie che segui’ la vendita (anzi svendita), della Ferrocarriles Argentinos a compagnie private straniere.
Nel 2003 l’Unesco dichiara “la Quebrada de Humahuaca” (una valle rocciosa tipo Gran Canyon ) patrimonio mondiale dell’umanita’.
Da allora tutto cambia.Humahuaca inizia ad essere inserita sui siti di guide viaggio come Lonely Planet ed altri,ed il turismo decolla. La sera che siamo arrivati,io e Vito abbiamo impiegato qualcosa come 2 ore e mezzo per trovare due misere brande per la notte. Era tutto pieno, anche perche’ impazzava ( per quanto sia possibile impazzare ad Humahuaca) il carnevale. Ora, non dico che sono diventati la Londra dell’Argentina,ma non aspettano piu’ il treno per vendere empanadas.Per estensione anche pueblecitos vicini come Purmamarca o Iruya,hanno beneficiato dell’upgrade.
Cosa significa Humahuaca? Significa “Testa che piange”. La leggenda dice che...
... a nord di Humahuaca viveva il capo di una tribù, chiamato Ninañahui (occhio di fuoco), con la figlia Soncocolila ( cuore di colomba).
La giovane indiana possedeva una bellezza selvaggia, aveva gli occhi neri e i capelli lisci, ed un corpo abbronzato e meraviglioso. Soncocolila si prendeva cura,ogni giorno,dell suo gregge di lama. Un giorno, mentre tornava, incrocio’ sulla sua strada RUMI (pietra), un guerriero indiano che aveva conosciuto nella sua infanzia.
Erano altri tempi, ed allora il padre di Rumi era alleato di Ninañahui. Da tempo erano pero’ oramai in guerra.
Riumi e Soncocolila ricordarono l'amore che li aveva uniti in passato, ed, ogni sera, misero da parte l'odio e il risentimento dei genitori e tra di loro nacque un amore forte come il fuoco.
Triste a dirsi, Il padre di SOCOCOLILA li scopri’, feri’ gravemente Rumi, e lo condanno’ ad essere decapitato.
Rumi piangeva...non perche’ avesse paura della morte,ma per il dolore di non poter piu rivedere la sua amata sococolila.La morte sopraggiunse,la testa staccata dal corpo del giovane guerriero venne infilzata su un cactus...ma anche li...Riumi continuo’ a piangere il suo amore perduto. Humahuaca!!!!! Gridavano i guerrieri...che significa “la testa che piange”.

Posso affermare con certezza che sia io che Vito abbiasmo trascorso la notte piu’ scomoda e disagiata in assoluto della nostra vita a Purmamarca.Ci avevano avvertito: “ragazzi,andate a Purmamarca? Guardate che e’ un casino per adesso perche’ c’e’ il carnevale. Se non prenotate l’ostello prima non trovate posto.” Ma io e Vito siamo cosi’,non abbiamo molte possibilita’ di miglioramento. Noi abbiamo ormai collaudato il nostro modo di organizzare le cose, di pianificare gli eventi. Un modo che ho definito alla “Duffy Duck”. Si, esattamente come lui,che organizza tutto,qua qua qua,”Ora ci penso io! Qua qua qua! Ora glie la faccio vbedere io!! Qua qua!” e poi fa sempre qualche minchiata tipo sveglia il cane che dorme e che vuole mangiarselo a tutti i costi, oppure entra per sbaglio nella casa di Baffo rosso Sem e quello gli spara, cose cosi’. Insomma, la nostra organizzazione alla Duffy Duck ci ha messo nelle condizioni di arrivare a Purmamarca senza aver prenotato nulla e senza una tenda (che e’ stata, tra l’altro,la prima cosa alla quale avevamo pensato di comprare 8 mesi fa e che non abbiamo mai comprato,qua qua qua )
Niente ostello,non si trovava nulla. Non un ostello,un hotel, un letto in un angolo di un granaio, un posto con un mulo, niente di niente.Quando quasi ci rasegnavamo a dormire all’aperto (da queste parti lo sbalzo termico tra il giorno e la notte e’ significativo, la notte fa FREDDO )entriamo in un camping e parliamo con il manager. Mamma che parola inappropriata... “manager”... diciamo che entriamo in un camping e parliamo con il tuttofare sfruttato sottopagato (e forse anche picchiato di tanto in tanto ), Juanito, dall’eta’ indecifrabile. (30?45?60? bho...non si capiva... ) Lui trova una soluzione che avrebbe consentito a noi di trovare un posto dove dormire, e a lui di guadagnare 20 pesos, ossia 4 euro e qualcosa che per lui non sono noccioline.La baracca che vedete alla vostra sinistra, situata all’ingresso del camping, era la centrale operativa di Juanito che ci offre per l’appunto la suddetta come deux pieces per trascorrere la notte.Basta mettere un materasso ( ad una piazza) ed ecco risolto il problema.Accettiamo.Per poter anche solo lontanamente capire di che cosa stiamo parlando, procedo ad una descrizione dell’ìinterno della stessa: Un cane che dormiva sotto una tavola trasversale di legno atta a sorreggere gli zaini di quelli che erano in camping, una scodella (del cane) con il fondo di latte secco da ormai 20 anni,mosche,ragni, lucertole, scatole di “vino toro” vuote,una sedia con pelle di pecora,foglie di coca smanciucchiate e sputate sul “pavimento”. Appostu.
La polvere decorava tutto quanto con sorprendente simmetria.
Il materasso puzzava di cane.Non ci sono dubbi, quella era puzza di cane. Io e Vito cercavamo di consolarci a vicenda...che immagine miserabile...menomale che ci siamo fatti tutte le vaccinazioni del caso.Diamo na pulita a la meno peggio, sistemiamo il materasso, ci copriamo in modo da non avere nessun contatto con niente, e andiamo a letto.Ovviamente siamo riusciti a lavare la roba che abbiamo usato per dormire (quella che e’ stata a contatto con il materasso) solo dopo 10 giorni.
Sapevamno che la “carrettera” per arrivare ad Iruya era particolare, interessante e bella. Quello che non sapevamo e’ che si tratta di una stradina sterrata larga due metri che si inerpica per 58 km sulla montagna raggiungendo i 4100 metri di altitudine. Una pazzia.
Si respira male a quelle altitudini ( oggi siamo arrivati a 5000 mt, fai letteralmente 2 passi ed hai il fiatone )l’ossigeno e’ presente nell’atmosfera in una percentuale minore a quella alla quale siamo abiutuati.Il vecchio autobus scricchiolante degli anni 50 percorre i 58 km tra mille rumori sinistri quasi noncurante di rasentare il bordo del precipizio.
Paura. Da lassu’ il panorama e’ mozzafiato,ma preghi di arrivare vivo. Incrociamo un autobus che viaggia nel senso opposto e vedi gente che inizia a farsi il segno della croce.Non passeremo mai. L’autista (che Dio lo benedica e lo salvaguardi) fa un paio di manovre;siamo a 4000 metri, guardiamo dal finestrino.Siamo cosi’ aderenti al bordo che...il bordo non lo vediamo nemmeno. Riguardiamo dal finestrino e vediamo direttamente il burrone senza fine. Se frana un cm di terra ( vedi frane dappertutto )siamo fottuti.Sudori freddi, passiamo. Preghiamo di arrivare prima possibile.
Non arriviamo prima possibile (e’ impossibile arrivare prima possibile ad Iruya) ma arriviamo.
Sulla strada del ritorno abbiamo avuto due piccoli imprevisti risolti entrambi in due modi originali. L’autobus attraversa, sulla strada di ritorno da Iruya a Humahuaca, 4 fiumi diversi.Ovviamente, non ci sono ponti.
Non ho idea di come facciano in inverno,quando i fiumi si ingrossano,ma in questo periodo i fiumi vengono attraversati dagli autobus (che tuttavia sono relativamente alti e con gomme da fuoristrada ) lasciatemi passare il termine, “a gomme nude”. Cioe’ passano proprio in mezzo all’acqua, che in ogni caso, ripeto, in questo periodo dell’anno non e’ tanta. Va bo, fatto sta che il giorno prima aveva piovuto ed il fiume era un po piu grosso del previsto. L’autista si ferma e...si rende conto che non puo’ passare,non in quelle condizioni. Indovinate la soluzione. Squadra di soccorso? (ma quannumai!!!)Squadra tecnica? ( Tummaggiiiini!!) allestimento di un temporaneo ponticello-base anche con mezzi di fortuna? (se va be...e tuttu ssu tempu amu a perdiri? ), percorrere un’altra strada? (Non ci sono altre strade )
I PASSEGGERI SONO SCESI DALL’AUTOBUS E TUTTI QUANTI A TIRARE PIETRE SUL FONDO DEL FIUMICIATTOLO FINO A QUANDO NON C’E’ STATA UNA BASE PER PASSARE!!!!! AHHAHAHAHAHAHA IO RIDO ANCORA. Cose da pazzi. E’ andata cosi’, giuro.
Qualche centinaio di metri piu’ avanti OVVIAMENTE si rompe la leva del cambio.Non ci sono problemi. L’autista aiutato dalla sua “squadra tecnica” ( un paio di amici della osteria del paese ) ha recuperato una stanga di ferro, e A COLPI DI PIETRE (giuro non avevano nessuno strumento, hanno fatto tutto a colpi di pietre )e’ riuscito a dare alla stanga di ferro la forma idonea per poter essere agganciata al cambio. Siamo ripartiti dopo un 20 min di colpi di pietra a mani nudi sulla stanga di ferro.

Willy il Coyote.

Road Runner?ACME? Massi rossi che cadono giu da alte roccie rosse dalle forme improbabili?I catus? Ecco, noi siamo li, dentro questo cartone animato.Da Salta in poi, verso nord e inclusa parte del paesaggio estremamente mutevole della Bolivia (In questo momento mi trovo a La Paz,la capitale )Il paesaggio e’ cosi’ bello, cosi’ inusuale (per noi), cosi’ divertente e mozzafiato che alterni emozioni romantiche ad emozioni comiche da cartone animato. Davvero ti aspetti di veder sfrerecciare bip bip e Willy il coyote dietro, sopra un razzo che ha appena finito di costruire.

Epoi ci sono i Lama.I lama sono simpaticissimi. Sono troppo divertenti. Me ne voglio comprare uno!!!! Ti guardano con una faccia...ma con una faccia cosi’ comica...sono divertentissimi. Ti guardano con una faccia come dire “Lo sai che sono piu’ intelligente di te?Lo sai che io sono un genio e tu non capisci niente?” ahhah troppo simpatici, davvero. Ioi e Vito li chiamiamo “i prufissura”,perche’ ti guardano con uno sguardo cosi’ interrogativa da spiazzarti.Ti senti proprio interrogato.Troppo simpatici.
Anche i cactus. Questa parte del continente e’ pienissima di cactus, che qui chiamano “cardon”. Spuntano dal terreno in modo cosi’ comico,improbabile. Anche il cactus ti guarda e ti dice: “Che vuoi fare? Intanto io sono qua, l’acqua mi vagna e u ventu m’asciuca, e poi tu non mi puoi fare niente che sono pieno di spine gne gne!”E ti aspetti da un momento all’altro di vedere Willy il coyote spiaccicato su uno di loro e vederlo poi saltare in aria causa spine. E poi un masso rosso gigante gli cade sulla testa. :-)
A proposito, qualche curiosita’: I cactus crescono di 2 cm l’anno in altezza,possono vivere centinaia di anni (pare che ci sia vicino Humahuaca un cactus di 800 anni che chiamano “el cardon abuelo” (il cactus nonno) ) ed il legno di cactus (che si forma all’interno da una certa eta’ in poi) e’ utilizzatissimo. Con il legno di cactus fanno di tutto,dai letti agli ogetti da arredamento alle travi di sostegno.Figurarsi che oggi c’e’ una legge di preservazione del cactus che regola la “decactusizzazione” visto che stava quasi per estinguersi.
Poi pero’ ti ritrovi al tramonto, e la comicita’ da Warner Bros lascia il posto ad una sensazione di grandezza infinita che non sai come gestire. Vorresti fotografare tutto nella tua mente ed imprimere ogni colore,ogni odore,ogni stella accecante,ogni contrasto,la spiazzante armonia del “cerro de los siete colores”. Ma non puoi,non capisci perche’, e ti interroghi.Forse l’uomo non puo’ cogliere tutta questa bellezza altrimenti rischia di stare male, o forse e’ troppo piccolo per riuscirci.O, forse ancora, se sei cresciuto per 30 anni in un posto dominato dal mercato americano e dalla sua publicita’,non hai gli strumenti per capire lo splendore che la natura,di tanto in tanto, ti offre. A me piace pensare che non ci e’ dato capire tutto,intellettualmente ed emotivamente, altrimenti perderemmo la condizione umana per lasciare il posto ad una condizione divina. Ma questa e’ un’altra storia.
In ogni caso, il salar di Uyuni ti ubriaca di bellezza, domande e rispetto. Il salar di Uyuni e’ un enorme deserto di sale che, con i suoi 12.000 km², è la più grande distesa salata del mondo. Si stima che il Salar de Uyuni contenga 10 miliardi di tonnellate di sale e Rappresenta un terzo delle riserve di Litio del pianeta.
Secondo le leggende Inca nel deserto vi sono gli Ojos de Salar (occhi del deserto di sale) che inghiottivano le carovane. Si tratta di buchi nella superficie salata dai quali esce l’acqua sottostante che in certe condizioni di luce sono quasi invisibili diventando così pericolosi.



Vivere l’alba del salar, circondato da una distesa bianca di sale infinita che riflette in modo perfettamente simmetrico il cielo Boliviano,i fenicotteri che disegnano con il loro volo rasoterra lineee immaginare come quelle di un gigantesco screensaver naturale,i meravigliosi disegni perfettamente replicati sullo specchio che e’ la distesa di sale, e le prime luci del mattino dalle tonalita’ rosse, blu,arancioni,gialle,violetto azzurro e porpora..ecco vivere l’alba del salar, non ha prezzo.
La laguna verde è un lago salato, situato a sud-ovest dell'altopiano di Bolivia, ai piedi del vulcano Licancabur. E’ verde a causa dei sedimenti di rame che si depositano sul fondo, e si trova a circa 4.300 metri. “Bella e maledetta” e’ stato il commento di Vito.Uno specchio d’aqua non potabile di 17 km quadrati dalla bellezza spiazzante.
Acqua tossica inquinata dall’altissima percentuale di rame che le conferisce un colore unico. Scatti le foto, e come spesso accade ti chiedi se valga davvero la pena dedicare parte della tua concentrazione alla macchina fotografica o se non sia il caso di spegnerla ed immergerti in questo spettacolo unico e cosi’ bello da risultare tossico anche per l’anima.Scatti le foto e non ci pensi piu’.
Poverta’.
Ti chiedi se sia poverta’ o semplicita’ e ti interroghi sulla differenza.Una vita semplice e’ per forza di cose povera?Materialmente intendo.Fatto sta che e’ facile fare filosofia quando hai la pancia piena,quando paghi un tour di 4 giorni 1200 pesos bolivianos che sono 140 euro ( lo stipendio minimo in Bolivia e’ di 72 euro),quando sei cresciuto in un fortunato angolo del mondo in cui e’ scontato che i bambini vadano a scuola,che non debbano spaccarsi la schiena lavorando,che le donne non rischino di essere costantemente stuprate (Ci sono avvisi del governo per proteggere le donne in molti uffici), che le strade siano asfaltate, che ci siano ospedali in cui possono curarti,che l’acqua arrivi in tutte le case,che mangerai sicuramente tutti i giorni 3 volte al giorno e che se sei in pericolo puoi chiamare la polizia senza bisogno di pagare mazzette.
In Bolivia non e’ cosi’.
Ragazzi qui la gente non ha niente. Niente.
La sopravvivenza di moltissime famiglie e’ legata all’unica vacca o pecora. Alcuni hanno il cavallo;sono quelli fortunati.Moltissimi bambini non sono mai andati a scuola e moltissimi di loro (non conosco le percentuali ma sembrano davvero alte )lavorano tutto il giorno. Le bambine sopratutto,non so perche’. Vendono le “empanadas” (una specie di piccoli calzoni ripieni) per strada,sugli autobus, prima che partano.Fanno tenerezza e pena. A 8,9,10 anni piegate sotto il peso delle loro cassette piene di empanadas,o gelatine dolci,o qualsiasi altra cosa.Loro, come le loro madri (anche incinte) e le loro nonne a 80,90 anni o piu’ a lavorare tutto il giorno per tirare a campare.Vedi ste cose e pensi che almeno ti renderanno piu consapevole del culo che hai avuto,piu felice e cosciente di quello che hai.




Chissa’ se funzionera’, mi chiedo...ma poi ho paura che finisca come quando vedi un gran bel giovane sulla sedia a rotelle e pensi “che stupido che sono a lamentarmi dei miei malanni...quel ragazzo non puo’ camminare!”. Solo che dopo un’ora te lo scordi, e ritorni a preoccuparti per le tue minchiate solenni.
La Bolivia e’ un posto molto povero. Niente a che fare con l’Argentina, un altro pianeta.
La Bolivia e’ il secondo stato piu’ povero di tutto il continente americano dopo Haiti. Questo popolo e’ stato sistematicamente violentato e derubato da tutti, di tutto quello che possedeva. E si che la Bolivia era una delle regioni piu’ ricche del pianeta.Il Cerro (montagna) di Potosi’ era la montagna piu’ ricca di argento ed altri minerali di tutto il pianeta.Non hanno lasciato nulla.Qualunque Boliviano che parli con uno spagnolo fara’ presente,prima o poi, che “si sarebbe potuto costruire un ponte dalla Bolivia al tuo Paese con tutto l’argento che ci hanno portato via”.Gli indigeni venivano strappati dai loro villaggi e resi schiavi nelle miniere delle loro montagne per estrarre il loro argento.Si, ma era proibito stancarsi;Chi si stancava veniva impiccato o crocefisso all’entrata delle miniere o per le vie del villaggio quale monito per glis chiavi sopravvissuti.
Il Cile ha sottratto l’unico sbocco al mare di questo popolo (Il porto di Antofagasta era territorio Boliviano) e anche il deserto di Atacama,ricchissimo di risorse minerarie.Brasile e Argentina hanno fatto la loro parte sottraendo consistenti fette di territorio. Potrei scrivere a lungo, ma se qualcuno volesse approfondire l’argomento consiglio fortemente il libro che mio cugino Angelo mi ha regalato prima della partenza: Amoramerica di Maruja Torres. Un libro stupendo.
Credo che le foto parlino da sole. Questa gente non ha l’energia elettrica (usano il gruppo elettrogeno), non ha acqua corrente, non ha strade degne di questo nome,non sa cos’e’ internet.I bambini giocano con i giochi che usava non mio padre ma mio nonno. Un bastone e un paio di sassi;Tuttalpiu’ un vecchio pneumatico di bicicletta.Questa gente non ha niente. E...giusto per la cronaca...e per sfatare il mito del “poveri ma felici”...no, non sembrano felici, ma proprio per niente.

Scolpiti nella roccia.
Le donne Boliviane sono eccezionali. Le donne boliviane lavorano sempre e a qualunque eta’;La vita qui non concede sconti. E’ pazzesco; Le donne boliviane vestite tutte uguali, tutte colorate, tutte quante con due trecce lunghissime, tutte quante con la bombetta in testa,non si fermano mai. Le vedi agli angoli delle strade, a terra, su una sedia,in piedi,alle stazioni,all’ingresso delle citta’,su una bicicletta o mentre spingono un piccolo carretto pieno di mercanzia. Le donne boliviane lavorano tutto il giorno e vendono quello che possono. Sembra una societa’ mandata avanti da loro. Domanda: ma gli uomini dove sono??? Che fanno? In giro vedi sempre e solo donne e ragazzine (purtroppo anche bambine), che per usare un’espressione di Maruja Torres muovono e sorreggono l’economia dei pueblecitos come “Formiche nella polvere”.


Gia,formiche nella polvere, non riesco a pensare ad un’espressione piu’ azzeccata.Le loro mani sono ormai le mani di un uomo,la loro forza e’ la forza di un uomo quell’uomo che non c’e’ perche’ sepolto vivo dentro una miniera( Folle: i minatori non hanno uno stipendi fisso, ma guadagnano in base alla quantita’ di minerale estratto e alle oscillazioni di quest’ultimo sul mercato) o emigrato altrove in uno dei Paesi confinanti.
I loro visi?I visi di queste coraggiose donne?Bhe...io non ho saputo definirli, ma l’ha fatto Vito: Scolpiti nella roccia.

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